BUSSI SUL TIRINO (PE)
Ruderi di S. Maria di Cartignano. In data 9 febbraio 2016 aggiorniamo questa pagina perchè sono pervenute nuove segnalazioni di esemplari in diversi punti dei ruderi di questo affascinante complesso.
La prima TC di cui avevamo avuto notizia si trova su un blocco di reimpiego incassato nella parete sinistra rispetto all’ingresso; in verticale e ne è visibile solo un frammento.
Fonte e foto:Stefanini Bruna (in seguito è stato segnalato anche da altri gentili utenti, che ringraziamo cumulativamente)
A questo esemplare ne vanno aggiunti quattro, segnalatici da Fabio Ponzo, che ringraziamo, perchè sono inediti tra l'altro. I seguenti tre esemplari sono tutti in verticale e sono situati ai lati della facciata principale; sono graffiti anche molto labili, e per questo non è facilissimo individuarli:
Il quarto esemplare è ubicato all'interno dell edificio, su una colonna a destra rispetto all' altare principale ed è sempre in posizione verticale:
(Le ultime quattro immagini sono di Fabio Ponzo)
La domanda sorge spontanea: come mai questa profusione di TC e tutte incassate in verticale? E' probabile un reimpiego dei blocchi, specialmente quello nella foto apertura, che presenta un esemplare inciso profondamente. Se il blocco fosse originariamente stato in posizione orizzontale, la funzione ludica ci starebbe. Smise di averla quando venne incassato verticalmente e ad una certa altezza. Gli altri esemplari - oltre ad essere verticali - risultano eseguiti con tratto leggero, a mano libera, usando un semplice strumento appuntito; l'esecuzione appare approssimativa, non ordinata nè proporzionata, come se l'anonimo (o gli anonimi) autore avesse avuto una certa fretta ma volesse comunque lasciare un segno del proprio passaggio. In questi ultimi casi è dunque difficile inquadrare le Triplici Cinte come schemi ludici (anche se non si può escluderlo, naturalmento).
- Alcuni cenni storici del monumento:
La chiesa di Santa Maria di Cartignano risale all' XI secolo ed è legata alla storia della colonizzazione benedettina. Il documento più antico è un atto di donazione del 1021 nel quale si fa menzione di una cella di san Benedetto, ossia una piccola chiesa di campagna. Questa ed altri possedimenti in territorio valvense vennero, ad opera dell'imperatore Arrigo II, confermati al monastero di Montecassino. Solo nel 1065 la cella divenne un vero monastero come risulta dalla documentazione di quegli anni in cui si parla non più solo di rettori ma anche di monaci. A partire dal secolo successivo la documentazione si dirada fino a scomparire per circa tre secoli, durante i quali Cartignano continuò ad essere un monastero. Intorno al 1390 fu Francesco Cantelmo, conte di Popoli e barone di Bussi, a nominarne il rettore, che da quel momento fu di nomina dei signori di Bussi. Abbandonata dai cassinesi la chiesa divenne grancia di S. Liberatore a Majella. Verso la metà del XVIII secolo la chiesa di Cartignano passò ai monaci Celestini del Morrone [...]. Lo stato in cui la chiesa è stata ritrovata all'inizio del Novecento, completamente sommersa dai detriti alluvionali, ha reso difficoltoso il lavoro di ricostruzione della pianta originaria. In seguito a lavori di scavo e ad interventi di restauro nel corso dell'ultimo secolo è stato parzialmente ricostruito l'edificio, che oggi presenta un impianto rettangolare a tre navate divise da archi posti su pilastri quadrangolari.
Nella struttura muraria della chiesa sono stati rinvenuti blocchi di pietra locale con iscrizioni di epigrafi di età romana. Una di queste si trova sulla facciata principale a sinistra del portale e riporta un'epigrafe funeraria. Un'altra epigrafe funeraria si trova sul montante destro del portale della chiesa. La terza si trova sul muro esterno occidentale ed è una lunga iscrizione funeraria in otto linee sovrapposte (continua a leggere)