Una misteriosa Triplice Cinta
nelle miniere del Limburgo
(Marisa Uberti)
Di questo esemplare avemmo modo di parlarne nel settembre 2015 quando un collaboratore del Centro Studi Triplice Cinta, l’olandese Wim van Mourik, mi comunicò di aver ricevuto dal signor Rob Heckers, residente a Maastricht (Paesi Bassi), la segnalazione di interessanti graffiti sul soffitto del cunicolo sud-occidentale di una delle ex-miniere di calcare della collina limburghese di Sint Pietersberg (San Pietro), tra i quali lo schema del triplice quadrato concentrico. Le fotografie a corredo della segnalazione parlavano chiaro: si trattava proprio di una Triplice Cinta nel modello classico, con i segmenti mediani e curiose appendici cruciformi ad alcuni dei vertici del quadrato più esterno. Situata a 11 m di altezza, nel buio recesso di quel cunicolo, è stata una fortuna che Rob Heckers l’abbia individuata e segnalata a Wim, il quale me ne aveva gentilmente messo a conoscenza. Sia Wim che io scrivemmo un articolo divulgativo[i] su quel disegno realizzato con la fuliggine delle lampade a olio usate dai minatori, interrogandoci sul significato assunto dall’esemplare. La divulgazione serviva anche per cercare maggiori notizie e per ricavare eventuali raffronti con modelli simili.
Fino al momento della segnalazione da parte di Wim van Mourik non sapevo esattamente dove si trovassero le ex-miniere di Caestert (Caestertgroeve, in olandese) ma avevo cercato di documentarmi, apprendendo che il territorio limburghese è una zona di confine tra Olanda, Belgio e Germania. Maastricht è il capoluogo del Limburgo olandese e ha una particolarità: la collina di S. Pietersberg (in olandese; Saint Pierre in francese), che è considerata una montagna dai locali. Com’è noto, infatti, i Paesi Bassi si trovano ad una quota negativa rispetto al livello del mare e la presenza della collina è davvero importante. Nella sua parte più elevata raggiunge solo i 110 m ma è una delle componenti geologiche più antiche della nazione, derivante dal Cretaceo (un tempo completamente sommersa dal mare). Sint Pietersberg si interpone tra i fiumi Mosa e Jeker, incuneandosi nella Valle della Mosa. Un versante del monte ricade sotto l’amministrazione olandese e un altro in quella belga. Spero si sia capita la situazione, anche se la cosa più importante da sapere ai fini del nostro studio è che la collina è stata per secoli la preziosa fornitrice di materiale da costruzione, il tenero calcare marnoso. La città di Maastricht (e i dintorni nel raggio di una ventina di chilometri) è stata edificata con questa pietra chiara ed esteticamente molto bella.
Il fiume Mosa avvolto nella bruma mattutina, nei pressi della Chiusa di Visè (Vallonia)
- Il viaggio a Maastricht: cosa non si fa per la Ricerca...
Attraverso il bellissimo sito gestito da Rob Heckers (www.caestert.net) maggiori notizie cominciavano a rischiarare il buio in cui era immersa la questione. Cominciavo a capire che era ora di andare sul posto! Mi ero documentata anche guardando dei video veramente interessanti, purtroppo narrati in olandese (lingua che non comprendo), ma tanto bastava per far maturare in me il desiderio di poter visitare quelle grotte, piene di iscrizioni, graffiti, disegni (talvolta a carattere enigmatico). Sarebbe stata inoltre un’occasione per visitare Maastricht, una città di antica origine e con un centro storico molto interessante. Andando in Olanda, ci sarebbe anche stata una tappa nella vicina Germania, ad Aachen (Aquisgrana), per visitare la celeberrima Cattedrale con la Cappella Palatina e il “Trono di Carlomagno” sul quale è incisa una Triplice Cinta. Tutto troppo ghiotto, bisognava organizzare!
Parlandone con Wim van Mourik si cominciò ad individuare un possibile periodo per una comune trasferta a Maastricht, città dalla quale egli dista poco meno di 200 km, risiedendo più a nord. Noi invece (mio marito Angelo e io) di chilometri ne avevamo più di 900 da percorrere e bisognava aspettare la bella stagione e un periodo adeguato che comprendesse viaggio e permanenza per poter vedere ciò che ci interessava. Inoltre bisognava accertarsi che Rob Heckers fosse tanto gentile da farci da guida nei cunicoli e portarci dalla Triplice Cinta, altrimenti come avremmo fatto a trovarla? Le normali visite turistiche organizzate non conducono, infatti, in quella direzione.
Passato l’autunno e anche l’inverno, avuta la conferma della disponibilità di Rob, si è fissata la data del 2 giugno come giorno di partenza e quella del giorno successivo per l’incontro a Maastricht tra noi e Wim, sua moglie Tjitske e Rob Heckers, il quale si è dimostrato una persona squisita, preparata e simpatica. E’ stato un grande piacere per noi fare la conoscenza anche di Wim, con il quale corrispondo da diversi anni e considero un amico, oltre che un grande ricercatore, specialista dell’Alquerque-12. Egli è uno dei membri più attivi del CSTC e lo ringrazio pubblicamente per questo. Ci ha fatto tanto piacere conoscere anche la moglie di Wim, la deliziosa signora Tjitske, e la compagna di Rob. Insieme ad un tenerissimo coniglietto nano, abitano nella casa più vecchia di Maastricht, datata 1319!
Masstricht, 3 giugno 2016, foto di gruppo sullo sfondo dell'abside della Basilica di Sint Servaas. Da sinistra Rob, Angelo, Marisa, Tjitske e Wim
Sulla sinistra, l'ingresso della splendida e antica dimora di Rob a Maastricht, con uno scenario da sogno
Dal periodo medievale e fino al XX secolo i minatori hanno lavorato faticosamente all’interno delle cave per tagliare il ventre della montagna e ricavarne i blocchi. Il lavoro dei minatori si ritiene venisse svolto d’inverno mentre con la bella stagione gli operai erano addetti al lavoro nelle fattorie. Rob conosce molto bene le grotte perché le frequentava fin da bambino, quando ancora non erano state chiuse al pubblico. Terminato il periodo delle estrazioni minerarie, infatti, le ex- cave diventarono un po’ “zona di nessuno” e frequentate da persone più disparate. Ad un certo punto Rob, resosi conto del degrado che si era instaurato, ha messo insieme un gruppo di persone volontarie e ha iniziato a ripulire le grotte che, in tal modo, hanno ricominciato ad assumere un valore di memoria storica. Sono state chiuse –dove possibile- con cancelli e ne sono state regolamentate le visite. Gli ingressi alle miniere sono tuttavia molti e anche sotto le case stesse si ritrovano cunicoli sotterranei comunicanti.
Si è calcolato che esistano circa 25.000 cunicoli e che si estendano per circa 230 km! Il percorso sotterraneo è di circa 80 km e sconfina dall’Olanda al Belgio e viceversa. L’ambiente sotterraneo è fittamente buio e ci si muove solo con l’ausilio della lampada al carburo o lampada da miniera (che Rob sa accendere e gestire, cosa non facilissima per gli inesperti). Consente di ottenere un buon grado di illuminazione, non fa fumo né odore e crea un’atmosfera indescrivibile! Nella profondità delle grotte non arrivano suoni, radiazioni, non c’è campo per i cellulari, si è fuori dal mondo (che per certi versi non è male!).
A sinistra, un tratto delle suggestive grotte, rischiarato dalla lampada a carburo di Rob, immortalato a destra in uno dei cunicoli
Dato che di cose da vedere ve n’erano molte, il pomeriggio è stato dedicato alla visita di una prima parte della città e la sera Rob ci ha fatto una grande sorpresa: visitare le grotte di Zonneberg! Che sia sera o mattina, nelle grotte ovviamente non cambia nulla, ma con questa mossa è stato possibile far avanzare del tempo il giorno successivo per visitare la grotta con la TC al mattino e completare il giro della città di Maastricht nel pomeriggio. La visita alle straordinarie grotte di Zonneberg (che significa “monte del Sole”) l’abbiamo raccontata in un bellissimo video, girato interamente da noi. Ne è valsa la pena perché è stata un’esperienza indimenticabile.
La mattina del sabato Rob ci ha accompagnato sul versante della Mosa della collina di S. Pietro, che si trova in territorio belga, nella regione della Vallonia (una delle tre provincie del Belgio). Qui la lingua ufficiale è il francese (eccetto che nella comunità germanofona, dov’è parlato il tedesco) e la collina diventa Saint Pierre. Il paese è Visè e la località “Thier de Caster”, un sito di eccezionale interesse sia naturalistico (flora, fauna e colonie di pipistrelli) che minerario, essendo interessato da vaste gallerie sotterranee, tra le più antiche ad essere scavate e con cunicoli molto alti. Un lavoro pazzesco fatto dai minatori, che si traduce oggi in uno smarrimento dei sensi per la vastità dei cunicoli, la bellezza di alcuni disegni “enigmatici” lasciati sulle pareti e sui soffitti e impreziosito dalla presenza della più antica iscrizione fino ad oggi documentata in queste grotte. E' stata individuata da Rob nel corso dei suoi studi nelle gallerie ipogee e data al 1468. Anche su queste grotte abbiamo realizzato un bel video, naturalmente, e chi se lo perde?! Come ne abbiamo fatto uno specifico sulla Triplice Cinta che siamo andati a scoprire insieme a Rob, Wim e gli altri compagni di viaggio.
4 Giugno 2016. Sopra, la scrivente e Rob Heckers nella grotta; sotto, si è aggiunto Angelo
Il gruppo in posa sul "punto" della grotta che marca i territori a lingua francese, da un lato, e olandese dall'altro
Dopo un buon tratto di percorso sotterraneo, siamo giunti al cospetto di sua maestà la TC! Durante il tragitto abbiamo ammirato una molteplicità di iscrizioni (dal semplice “autografo” a rappresentazioni iconografiche vere e proprie) che rendono questi ambienti dei musei ipogei perché conservano memorie di una realtà che non esiste più ma che fu importante, palpitante, intensa.
Immerse nel buio completo, con una temperatura costante di 10-11 ° C, le gallerie non rivelerebbero nulla se non venissero illuminate. Non avremmo mai e poi mai potuto rintracciare la TC, quindi, se non fosse stato per Rob il quale, giunto in prossimità del cunicolo sud-occidentale (unico riferimento che ho), ha illuminato il soffitto ed…eccola lassù!
Il soffitto del cunicolo dove si trova la Triplice Cinta, a 11 metri di altezza
Si trova a 11 m di altezza e non è isolata ma accompagnata da altri simboli. Si tratta proprio di figure simboliche e non ludiche. A parte la posizione, che rende impraticabile il gioco, la TC è munita di segmenti mediani che- sul lato sinistro e inferiore- si prolungano in croci. Inoltre, dall’attenta analisi dell’ingrandimento fotografico, ho potuto accorgermi che vi sono altre due croci che fuoriescono dai vertici del lato del quadrato più esterno, nella parte inferiore (dove, quindi, le croci sono 3). Uno schema “da gioco” con questi particolari, sul soffitto, non ammette la possibilità che lo fosse. Sicuramente fu disegnato con intento simbolico, quale sia è un altro paio di maniche. Tuttavia ho cercato di analizzare l’intera serie di elementi disegnati sullo stesso lato della TC (e di fronte), con i quali potrebbe avere un legame e andare letta (in sequenza?).
Anzitutto come fanno a trovarsi sul soffitto del cunicolo? A questo la risposta esiste: i minatori iniziavano a tagliare i blocchi partendo dall’alto verso il basso; quando hanno tagliato un primo livello di roccia (o un secondo) si è ricavato spazio per stare in piedi o seduti su quello successivo ancora da tagliare. In tal modo l’anonimo minatore ha potuto eseguire i disegni che oggi vediamo. Non sappiamo se fosse uno o più d’uno ad averli fatti, ma possiamo constatare che disegnava rivolto verso la parete controlaterale (quella di fronte) e questo lo si deduce non tanto dalle croci o dalle figure geometriche, che potrebbero essere lette in qualsiasi modo, ma dalle figure antropomorfe che- se si sta dalla parte opposta -si leggono al rovescio. Per vederle dritte bisogna posizionarsi sotto la parete stessa (idem per la parete di fronte).
Ma che cosa rappresentano questi disegni che i minatori hanno voluto lasciare, con la semplice fuliggine delle loro lampade, unico “colore” di cui potevano disporre? Quanto sono antichi? Secondo Rob, potrebbero datarsi tra la fine del 1400 e la seconda metà del 1500. Ciò in base al calcolo dei cunicoli successivamente scavati[ii].
Alla prima domanda, invece, sul “che cosa” hanno voluto esprimere i minatori attraverso questa serie di iconografie, è più arduo rispondere. La cosa migliore è cercare di capire anzitutto che cosa vi è rappresentato. Un buono zoom e una adeguata illuminazione (grazie Rob) ci hanno permesso di ottenere delle fotografie accettabili in termini qualitativi e quantitativi. Ma alcuni dettagli sfuggono ugualmente alla completa lettura.Per far meglio capire, ho preparato delle immagini esplicative. Partiamo dalla prima serie di figure del lato dove è disegnata la TC:
Sulla parete opposta, analizziamo cosa è rappresentato:
Rob Heckers ci ha fatto notare un fattore molto importante; se capovolgiamo l'immagine noteremo che un personaggio è stato disegnato dalla parte opposta agli altri, evidentemente in un momento diverso e probabilmente da una diversa mano (è anche meno annerito rispetto agli altri elementi raffigurati). Si tratta di San Giorgio che uccide il drago (grazie Rob):
San Giorgio a cavallo, è munito di lancia, com'è nella sua tradizionale iconografia e sta per trafiggere il sottostante drago. Ha un curioso copricapo; dietro il cavallo, si distingue una piccola figura che agita la mano destra.
Procediamo con la lettura dei soggetti rappresentati sui blocchi a destra della precedente scena:
- Si ringrazia vivamente per la disponibilità dimostrata Rob Heckers, fondatore del SOK (Studiegroep Onderaardse Kalksteengroeven). Si consiglia di visitare il suo sito internet www.caestert.net, ricco di documenti attuali e cronache del passato, articoli di giornali di varia epoca, fotografie, e un blog, nel quale ha dedicato un articolo alla nostra visita in loco (grazie!). Il sito è in lingua olandese.
- Grazie anche ad Angelo, Tjitske e, naturalmente, al grande Wim!
(Autrice: Marisa Uberti)
[i] Wim ha pubblicato l’articolo sia sulla rivista ufficiale della Dama olandese, in cui ha una rubrica fissa intitolata “Panorama”, sia nel Centro Studi Triplice Cinta (clicca qui per leggerlo). L’articolo della scrivente lo potete leggere a questo link
[ii] Probabilmente è stato individuato un determinato punto della miniera da cui i minatori sono partiti con l’estrazione del calcare, e che dunque rappresenta la parte più antica (ca 1200); con il proseguimento dell’attività mineraria, i cunicoli si sono moltiplicati e tenendo presente certi parametri, si può giungere ad un calcolo approssimativo del periodo in cui quello specifico cunicolo (dove si trova la TC) venne scavato