Centro Studi Triplice Cinta
Recensione sulla "Rivista Biellese", Biella, DocBi a. 28, n. 4 - Ottobre 2024
Siamo onorati di avere ricevuto una lusinghiera recensione del nostro libro da parte dell'ing. Carlo Dionisio sulla rivista-libro del Centro Studi Biellesi (DocBi) uscita nel mese di Ottobre 2024 (rif. https://www.docbi.it/modules/shop/photo.php?lid=287). E' stata pubblicata nella rubrica "Lo scaffale" e la riproduciamo in questa sede con autorizzazione. Ringraziamo Carlo Dionisio, Carlo Gavazzi e la redazione della Rivista Biellese!
Triplice Cinta, dal Biellese al resto d’Italia
(di Carlo Dionisio)
Marisa Uberti ha dato recentemente alle stampe il suo terzo libro sull’argomento “Triplice Cinta”: ben 566 pagine suddivise in due volumi con una ricca iconografia a colori, dal titolo: Le Triplici Cinte in Italia: compendio di studi 2000-2024, che ha come sottotitolo: Venticinque anni di ricerche sulle tavole-mulino ludiche e simboliche. L’autrice ha scelto “tavola-mulino” per identificare il gioco che si trova sul retro di molte scacchiere, che in Italia ha vari nomi: filetto, tela, bina, smerelli... Per noi biellesi è la grissia. Nel Biellese, come nel resto del mondo, vediamo la Triplice Cinta incisa sulla roccia delle montagne o sulle varie strutture architettoniche dei centri abitati e, meditandoci sopra, ci viene da immaginare tempi lontani (ma non lontanissimi) in cui quello era uno fra i principali passatempi. Ma talvolta incontriamo grissie su cui è impossibile giocare: troppo piccole, o in posizione verticale, se non addirittura sul soffitto di una grotta. Come anticipa il sottotitolo, allo scopo ludico si affianca quello simbolico: se ne parla nebulosamente da decenni, ed è merito di Marisa aver messo a fuoco il problema, identificando quattro diversi gruppi di significati simbolici. I due volumi non contengono un elenco delle Triplici Cinte d’Italia (l’elenco è online, nel sito del Centro Studi Triplice Cinta fondato dalla stessa Uberti, e viene continuamente aggiornato: le scoperte sono all’ordine del giorno grazie alla fitta rete di collaboratori). Per ogni Regione, oltre a tabelle statistiche sui contesti (rupestre, religioso, castello, area pubblica, museo...) e la posizione (orizzontale, verticale, inclinata), sono selezionati gli esempi più interessanti. Ad essi sono intercalati dei box che rimandano ad esempi stranieri davvero singolari, dalla grissia incisa su una delle uniche due casse di tè sopravvissute alla rivolta di Boston del 1773 (da cui esplose la rivoluzione americana) a quella sull’ampolla di un pellegrino medievale belga. Il libro è di piacevole lettura e si imparano un sacco di cose, non solo sulla Triplice Cinta ma su molti altri argomenti ad essa più o meno strettamente correlati. Per esempio: in tempi e luoghi lontani fra loro, sia i prigionieri con le loro guardie, sia i soldati costretti a una noiosa guerra di posizione passavano il tempo giocando a grissia e ad altri giochi affini. Succedeva nelle celle dei sottotetti del Palazzo Ducale di Genova come sulle navi francesi catturate dagli inglesi durante le guerre napoleoniche e persino nei campi di concentramento nazisti. Nelle trincee della Grande Guerra i soldati si costruivano scacchi e altri giochi con legno, cartucce, proiettili... E i militari tedeschi deportati in Siberia (rimasti lì per lunghi anni dopo la fine delle ostilità) li producevano, oltre che per sé, anche per le guardie! Anche il Biellese ha avuto la sua parte: Marisa Uberti cita puntigliosamente i suoi numerosi e affezionati collaboratori, tra cui Carlo Gavazzi – che ha anche scritto la raffinata prefazione –, suo figlio Luca, Marina Boggio Marzet e chi scrive. Forgnengo è presente con una foto riproducente la “Pietra dei tre giochi”, quella che ha al centro il “Gioco dell’orso”, e sulla destra la duplice cinta, una rarità a livello nazionale; l’autrice del volume già nel 2015 aveva visitato la piccola frazione di Campiglia Cervo, come testimonia un video online (https://www.youtube.com/ watch?v=mThJdpWtZSo). Vi tornò nell’ottobre del 2018, quando il DocBi ospitò l’edizione di quell’anno della Giornata di Studi sulla Triplice Cinta. Due immagini provengono dal prezioso quaderno dove Lina Pia Martinero ha tramandato le regole, oggi altrimenti dimenticate, con cui si giocava sui tavolieri quand’era rifugiata a Forgnengo nel periodo della guerra. Su questa rivista alcune sono state riprodotte nell’articolo di Gavazzi, Stando alle regole del gioco (aprile 2021): egli le aveva già proiettate a Mergozzo, nella Giornata di Studi sulla Triplice Cinta dell’ottobre 2020. Una foto di Marina Boggio Marzet riproduce la duplice cinta murata verticalmente al Pian dal Vej (Piedicavallo), da lei scoperta; un’altra, scattata dal sottoscritto, mostra la Triplice Cinta in località “In Cima alla Ripa” (sempre in Alta Valle Cervo), segnalata da Lina Pia, dalla memoria di ferro! Non manca, fra le immagini, quella della Triplice Cinta di Oropa; sono inoltre descritte altre grissie della nostra provincia (Alpe S. Bartolomeo e Masserano). Ai ricercatori biellesi qui citati, Boggio Marzet e i Gavazzi, si deve inoltre la segnalazione di altre Triplici Cinte presentate nel libro, da Buronzo a Perosa Canavese, da Framura (SP) a Collodi Castello (PT). (Carlo Dionisio)
Marisa Uberti, "Le Triplici Cinte in Italia: compendio di studi 2000-2024. Venticinque anni di ricerche sulle tavole-mulino ludiche e simboliche", s.l., s.e., 2024, 2 voll. (236 + 332 p.), ill., self-publishing Amazon KDP
Nella foto: copertina del volume primo